Marrone, in quel di La Morra, è una realtà vitivinicola che affonda le radici in Langa dal lontano 1887. Pietro e Carlo i pionieri, ma è con Gian Piero, nel 1955, che si comincia a far sul serio. La quarta generazione è tutta al femminile: Valentina, Serena e Denise continuano un viaggio che guarda al passato, ma scruta costantemente un futuro di cui non si può non tener conto, perché il mondo del vino è in continua evoluzione. L’assaggio del “Memundis” 2014 mi ha sbalordito, mostre le potenzialità di alcune vigne appena fuori Alba, in Madonna di Como: terreni fortemente calcarei con elevata presenza di quarzo e strati compatti di…
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2012 Langhe Nebbiolo, Giuseppe Rinaldi
Arrivo sempre ultimo. Il mio primo ricordo consapevole dei vini di Beppe Rinaldi è il Barolo Brunate-Le Coste 1999, bevuto in epiche dosi una sedicina di anni fa a Barbaresco. Eppure più del vino, che gli è sopravvissuto, a me manca la sua intelligenza, sperimentata quelle poche volte in cui lo incontrai (con il rammarico di non essere mai stato nella sua cantina). Adesso perciò mi devo concentrare. Metto da parte i ricordi da psicolabile, che sono roba mia e non fregano a nessuno, e provo a fare una recensione oggettiva.Ha colore granato brillante e scintille aranciate. Versandolo in controluce ho visto con i miei occhi delle sfumatore rosa. Giuro.…
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2019 Langhe Rosso, Ferdinando Principiano
In questa terra che abito, ad ovest della Lombardia, i vini rossi sono quasi tutti cazzuti. Barolo, Barbaresco, Ghemme, Lessona, Boca, Dolcetto, persino la Barbera (le Barbera): vini di corpo e sostanza per sopportare tapulone, plin, brasato, vitello tonnato e finanziera. Più raro è il rosso snello e scattante, adatto anche alla beva estiva se servito con qualche grado in meno di temperatura. Certo, lo sappiamo, ci sono dei nebbioli leggeri e, sopratutto, c’è il pelaverga. E poi? Come in Alto Adige hanno la schiava, qui abbiamo la slarina, vitigno quasi dimenticato che qualcuno, da nord a sud, sta alfine riscoprendo. Tra costoro c’è Ferdinando Principiano da Monforte, che presenta…
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2019 Verduno Pelaverga, Comm. G.B. Burlotto
La bianca etichetta, la grafica d’antan sempre attuale sono l’habillage perfetto per questo succoso nettare di Langa. Il colore è quello di una seta sottile tra la porpora e il rubino, il gioco olfattivo è fatto di fragole selvatiche, lamponi, zest di lime e tralcio di vite verde. In seconda battuta, il bouquet si arricchisce di una fresca nota di noce moscata appena grattugiata. il sorso è inondato di agrumata freschezza, completata da uno scalpitante morso tannico e un discreto allungo sapido. La gioventù e la temperatura di servizio (16°C) premiano l’acidità e rendono questo vino perfetto per il consumo estivo. Il passaggio dell’estate fa presagire una grande goduria nel…
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2015 Langhe Bricco del Drago, Poderi Colla
In principio fu ‘vino da tavola’… ad averne di vini come questo in tavola ogni giorno. Lasciando (a malincuore) da parte quella che è la lunga e antichissima storia della famiglia Colla, non si può non chiedersi perché il Bricco del Drago sia così speciale da essere l’unico vino da tavola a meritare la delimitazione della zona di produzione con Decreto del Presidente della Repubblica nel 1987. Prodotto da vigne distese su questa collina dal nome ‘fantastico’, ci regala una bevuta difficile anche solo da immaginare. Il dolcetto, da bravo eroe protagonista, non ha avuto molta reticenza nel mostrarsi. Completo rosso intenso, camicia viola, giovane e bello, dolcemente profumato di…
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2011 Barolo Tre Tine, Giuseppe Rinaldi
Qualche anno fa al banchetto di ViniVeri il Tre Tine 2011 (il Barolo di Rinaldi dai vigneti di Cannubi, San Lorenzo e Ravera) mi era parso uno dei più spenti in anni di assaggi. Soprattutto non riuscivo a immaginarmi un grande futuro per questo millesimo. Avendolo bevuto non saprò mai dove sarebbe potuti arrivare, ma mi rimane una certezza: cinque anni dopo la mutazione è stata completa, forse più rapida che in altre annate, tanto da essere già un Nebbiolo di razza di puro godimento. Una bevuta profondissima e stratificata in continua mutazione e in mirabile equilibrio tra gioia e austerità, curve e lineamenti, materia e pensiero.
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2010 Barolo Castagni, Reverdito
Bere un Barolo che sappia di Barolo senza impegnare un rene è possibile. Negli ultimi anni il mercato è impazzito ma si trova ancora qualcosa. Questo Barolo di La Morra, dal vigneto Castagni, dopo sei anni di riposo in cantina sa ancora di Barolo di La Morra e ora mi regala una bevuta non impegnativa e tutto sommato piacevole. Il prezzo che pagai allora non basterebbe a comprare oggi molti dei nebbiolo della stessa zona. Vino che non pare particolarmente longevo, almeno in questo millesimo, mostrando qualche segno di cedimento all’orizzonte. Sentore inopinato di sigaro toscano, accompagnato da tamarindo, scorza d’arancia, fiori rossi secchi. Si beve bene, con ottima scorrevolezza…
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2017 Langhe Chardonnay, Barroero
Questo assaggio non è imparziale. Non può esserlo quando conosci chi ha messo le mani nel vino che stai bevendo. Se poi la persona in questione è un caro amico, oltre che un bravo vignaiolo, non puoi far altro che constatare quanto quel calice che hai sotto il naso gli somigli. Marco Barroero è un giusto, uno di quelli che le mani nella terra e nei rovi le infila davvero. E questa terra e tutti i suoi solchi si ritrovano nei vini ondulati anche da fermi, franchi, sinceri, intensi: buoni. Eppure, in questo Chardonnay nato a cavallo tra le Langhe cuneesi e astigiane avverto un carattere che oltrepassa le Alpi,…
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1996 Barolo Classico Riserva, Borgogno
Straordinaria la tessitura aromatica di questo Barolo che dimostra una volta di più, in questa annata, la sua inossidabilità. Un vino che da giovane proponeva un respiro intensamente marino, oggi svela una bellezza struggente, descritta da rosa essiccata e acqua di rose (il più netto dei sentori), scorze d’arancia e piccole bacche, liquirizia, sale e cenere. Proprio la cenere è il timbro un po’ macabro che accompagna i Barolo ’96 di grande conio. A un naso di sconcertante integrità risponde una bocca quasi frusciante e di elegante fattura, con un tannino disciolto nel sorso e un abbrivio salino nel finale. I miei sodali barolisti ricorderanno il tannino per nulla timido…
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2017 Langhe Nebbiolo, G.B. Burlotto
Del nebbiolo, e in generale del vino, da un po’ di tempo nessuno segnala più l’alcol come valore positivo. Archiviati in un angolo, già al primo livello del corso sommelier, tutti gli amici e i conoscenti che “Era proprio buono! C’aveva 15 gradi d’alcol, una bomba!”, abbiamo quasi imparato a schivarlo. Eppure in un nebbiolo, soprattutto se da Barolo, il fiato alcolico è uno dei valori più affascinanti. Anche per un vino cui si richiede più prontezza e frutto, come per un Langhe, nelle annate più calde l’alcol può diventare valore positivo. Se ben gestito, come in questo caso (qui siamo a 14%), è un abbraccio vaporoso che porta con…