Che allegria le etichette delle sorelle Mustilli! Conta prima della descrizione di un vino? Direi di sì, almeno per me è così. M’invogliano a metterle in tavola, anzi anche tra i libri a mo’ di separé. In realtà il restyling dell’immagine della cantina di Sant’Agata dei Goti racconta molto dell’animo un po’ aristocratico e al contempo rock di Paola e Anna Chiara. Loro che vivono e lavorano in uno spazio del XVII secolo con gli antenati beneventani che le osservano dalle pareti della quadreria di famiglia, sono anche pragmatiche e alla mano, colte e spiritose, un mix di caratteristiche che, quando riesce, offre il meglio delle donne del sud al…
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2019 Aransat, Borgo Savaian
Terra di macerati il Friuli Venezia Giulia, si sa. Il patentino da regione degli orange wine le consente anche grandi estremizzazioni, con conseguente divario tra sostenitori e detrattori. Poi c’è chi, come Borgo Savaian, azienda di Cormons, ha cercato un vino che potesse mettere d’accordo un po’ tutti. L’etichetta è Aransat – aranciato in friulano – un blend di vitigni autoctoni con una maggioranza di Friulano. 80/90 giorni di macerazione sulle bucce lascerebbero presuppore qualcosa di strong, ma la lenta fermentazione ingentilisce colore e beva. Il tono è quello del salmone più che dell’ambra e le note al naso rimandano al bergamotto e in generale agli agrumi. Così la bocca,…
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2018 Ciliegiolo, Mastrojanni
Il ciliegiolo a detta dei tecnici è una bestiaccia di uva da coltivare e da vinificare in purezza. Non a caso è soprattutto conosciuta come uva da taglio. In Umbria da un po’ di anni è diventato un rosso piuttosto peculiare e sono diverse le etichette che danno più di una soddisfazione. In Toscana, se pur presente nell’ampelografia di riferimento, si preferisce usare ancora nei blend. L’azienda Mastrojanni, nota da sempre per i suoi Brunello di Montalcino, tenta invece la carta del ciliegiolo in purezza. Prima annata, 2018 per circa 6000 bottiglie. Le piante selezionate sono quelle della zona di Montenero. La lotta è contro siccità e caldo, due fattori…
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2015 Colli Tortonesi Rosso Falò di ottobre, I Carpini
Se si parla di Colli Tortonesi si pensa subito al timorasso, ma in questo caso, anche se è un vino di un’azienda che ha nel timorasso il suo marchio di fabbrica, ho scelto un raro merlot in purezza. Raro perché i filari di merlot di Cascina i Carpini sono davvero pochi e in certe annate fanno fatica a maturare per la posizione e l’altitudine in cui sono. Bevo una 2015 uscita nella primavera 2020, solo 641 bottiglie. Un vino mutevole, perché sa essere un ottimo recettore del territorio dove nasce e Paolo Ghislandi sa che ogni annata è diversa dall’altra. È di un rosso rubino brillante, sa tanto di marasca…
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Champagne Rosé 24éme Édition, Krug
Non avevo mai avuto in regalo una bottiglia di Krug. Che se ci penso, mi dico: “doveva scoppiare una pandemia”, ma sono pensieri cattivi e li rimuovo. Aggiungi al fatto che la consegna viene effettuata in un bellissimo cestino di vimini da picnic con tutti gli ingredienti necessari per replicare – o almeno provarci – la ricetta di uno chef tre stelle Michelin. Al momento del ritiro la portiera mi guarda con l’aria di chi sta pensando “QUESTA si organizza un picnic a casa con lo champagne. Poi si lamentano che alle partite Iva non ci pensa nessuno”. Un senso di riconoscimento subito aziona la volontà culinaria, non dico per…
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2019 Falanghina Sabbia Vulcanica, Agnanum
Naso profumatissimo di fiori gialli e sentori vinosi, poi vien fuori anche la frutta come la mela. In bocca risulta teso e vibrante, con un finale sapido e appagante.
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2019 Falanghina Campi Flegrei, Agnanum
Bis di Raffaele Moccia con una falanghina più ricca, più materica, forse anche più alcolica che piace a palati più abituati alla struttura. In bocca però rimane fresca anche grazie a note erbacee.
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2018 Falanghina Campi Flegrei Settevulcani, Salvatore Martusciello
Un concentrato di Campi Flegrei, ovvero di un terroir vivo (nel senso letterale a causa dell’attività vulcanica) che nel vino si esprime in mineralità, sentori di roccia, pietra focaia, Ha un sorso lungo e che invoglia ad un altro bicchiere.
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2017 Falanghina Campi Flegrei Vigna Astroni, Astroni
Qualche anno sulle spalle ha fatto bene a questa etichetta dal giallo intenso, dalla materia ricca e anche un po’ grassa, belle note fumé al naso e in bocca che si uniscono a sentori di torba e sottobosco. Un bianco importante che ritrova leggerezza sul finale grazie a una sensazione salata che rinfresca il sorso.
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2013 Falanghina Campi Flegrei Strione, Astroni
Altro tocco di classe sulla longevità dei bianchi in terra flegrea: qui compaiono note burrose, la prugna gialla, il limone candito. Un gioco di morbidezza e acidità che torna anche in bocca grazie a un sorso denso e vellutato