Il Greco di Tufo si fa apprezzare soprattutto nei tempi lunghi sui quali acquisisce profondità e ampiezza dei profumi. Vigna Cicogna è un mito per chi ama questo bianco dell’Irpinia, tanto difficile in agricoltura quanto in vinificazione. Un piccolo cru a Santa Paolo, una delle zone di produzione più vocate, dove Benito Ferrara nel 1991 ha prodotto le sue prime 500 bottiglie con la propria etichetta. Dal 1994 ha preso le redini della piccola azienda di famiglia sua figlia Gabriella, già abile vignaiola, cresciuta con i piedi tra le vigne e il naso nei tini della cantina sotto casa. Caparbia, fiera e sensibile allo stesso tempo, ha subito intuito che…
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2017 Greco di Tufo, Vigne Guadagno
La prima zaffata è netta di farina di castagne, ma subito cede il passo a un vago sentore di pelle bagnata e note lievemente sulfuree cui fanno seguito, dopo la necessaria aerazione, richiami di fiori bianchi, canna di fucile e albicocca ancora acerba. Il sorso è rinfrescante e dissetante, inonda il cavo orale di lime e pesca bianca; è vibrante e succoso, deciso ed energico. Gratificante. Aiuto Vigne Guadagno su alcuni mercati esteri.
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2018 Greco di Tufo, Vadiaperti
Vadiaperti, alias Raffaele Troisi di Montefredane, Avellino, Irpinia. Vigneti tra i 400 e 700 metri di altitudine, con vista sulla valle del fiume Sabato. Traerte è il nome che il progetto di Raffaele Troisi ha assunto dal 2011 e che richiama l’orografia del luogo e la natura del lavoro in vigna: “tra erte”, cioè, “tra salite”. E’ proprio dal mix di fatica, sole, vento di terra, vento di mare (Vietri è poco distante), terreno gessoso tufaceo e vulcanico, che il Greco di Tufo Traerte-Vadiaperti trae la sua essenza e la sua energia vitale.Naso primariamente agrumato, ma in subitanea virata sulfureo-fumé; poi pesca gialla, pera, fiore di tiglio, salvia e una…
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2019 Greco di Tufo Vigna Cicogna, Benito Ferrara
Gabriella Ferrara e Sergio Ambrosino con il Vigna Cicogna non sbagliano un colpo. Antesignano del concetto di cru nel comune di Tufo, in particolare nella frazione San Paolo, il Greco di Tufo Vigna Cicogna ha determinato con la sua costanza qualitativa il successo di questa piccola cantina familiare. Propongono nel 2019 un prodotto di raffinata eleganza, gran nitore e definizione aromatica. Triade classica agrumi-sale-erbe aromatiche: pompelmo rosa, caramella al limone, timo, dragoncello e salvia; leggerissima sigla fumé. Grande tessitura qualitativa al gusto, continuità senza strappi sino alla persistenza, nonostante energia pseudotannica e salinità.
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2018 Greco di Tufo Miniere, Cantine dell’Angelo
Non sono un segugio, spesso mi sfuggono le varietà più note anche se gridano il nome del vitigno a tutto spiano. Ma questo lo stano tra mille, potete star sicuri . Sempre lo stesso vigore sorprendente, uno schiaffone che lascia cinque dita stampate nella memoria olfattiva. Sulfureo, irrequieto, indòmito, mela sale pietre sole nervo; questo è un vino che avrà un grande futuro luminoso.
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2018 Greco di Tufo Torrefavale, Cantine dell’Angelo
La mano del produttore è quella, non si scappa. Angelo Muto mette le proprie iniziali in ogni bottiglia che produce. Zolfo e pietra, nervo e tensione pure in questo bel vino, dove la mela leggermente ossidata (leggermente, sottolineo) si fa sentire a compensare tanta energia; un vino che si esprime con una freschezza da potenziale di crescita. Se l’ossidazione della melina resta come è, e la tensione si ingentilisce con il tempo, il produttore ha fatto bingo. Chiusura leggermente amarognola, persistente e gradevolissimo.
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2018 Greco, Pietracupa
Di tutti i Greco in assaggio, la nota dolente è la grinta. Sono vini tranuilli, docili, mansueti. Questo è buono, perché no; piuttosto timido nei profumi come vuole il minimo comun denominatore dell’annata assaggiata fino ad ora, ma piccante in bocca, erbaceo e un accenno di energia in più rispetto a ciò che rivela il naso. Erbaceo e pietroso, tempo e pazienza tireranno fuori il meglio, ma le premesse sono buone.
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2018 Greco di Tufo, Vigne Guadagno
Appena avvicino il calice al naso ritrovo i profumi che mi rimandano ad un contesto contadino: netti, definiti, un po’ polverosi, profumi di cantina. E ha tutte le cose al posto giusto, compreso quella schioppettata di pietra focaia che vado cercando. In bocca mi intriga, si capisce che ha bisogno di tempo ma ha tutte le cosine a posto e in equilibrio tra frutto, nervo salino, acidità persistenza; secondo i calcoli del mio gusto, è pronto a deflagrare tra un anno.
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2018 Greco di Tufo Ortale, Cantine di Marzo
Si nota in mezzo alla batteria di assaggi; esce con una certa personalità, è un’espressione di Greco di Tufo vigorosa ma con garbo. Leggera sproporzione alcolica che si avverte al naso e nell’assaggio, ma il ragazzo ha bei modi tra fiori di agrumi, profumi di macchia e sbuffi di affumicatura da pietra focaia. Successivamente ho potuto vedere l’etichetta: adorabile. Del resto Ortale è la vigna migliore della cantina.
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2018 Greco di Tufo Colle dei Lauri, Tenuta del Meriggio
Molto lontano dal Greco di Tufo che conosco. Manca tensione, manca il sale e la pietra focaia, mancano i profumi di erba di campo; al naso qualcosa mi disturba, forse dipende dall’essere eccessivamente balsamico, un campione che non è in linea niente con il resto della – seppur insicura – batteria di assaggi. Qui si spinge di legno, ridondante ed eccessivo. Peccato.