Non si può aggiungere nulla che non sia stato già detto su Gravner e la sua produzione monumentale.Questa ribolla 2011 è stata acquistata dopo aver passato diverse ore in estasi e beatitudine, durante una batteria di assaggi delle varie annate; un’esperienza che ha segnato drasticamente la mia memoria gusto-olfattiva.Di tutte le annate, la 11 ha dimostrato subito un’incredibile luminosità e un solido equilibrio nella profonda complessità di profumi che vanno a scavare nel cassetto dei propri ricordi. La luce si fonde con aromi di sagrestia: cera e incenso, poi miele di castagno e profumi di sottobosco, mentre all’assaggio una vena iodata pulsa sotto uno scheletro leggermente ferroso; il sorso è…
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2016 Occhini, Tenuta La Striscia
Ci sono bottiglie che voglio o devo assaggiare; poi c’è la necessità di tornare a qualcosa di noto, una bevuta comoda che rimette le cose al proprio posto, come certi abbracci familiari. In questi casi, più che il cuore può la gola: voglio stappare un sangiovese perché mi va, perché è quello che ci vuole dopo tanti assaggi doverosi. Tra le mani ho questa bottiglia, l’etichetta si fa notare per via di un occhio indagatore dorato su fondo nero satinato. Chissà perché, mi aspetto di trovare un body-builder nel bicchiere. Puntualmente le aspettative sono disattese dall’assaggio; questo è un sangiovese che spinge -più che nel didattico profumo di arancia sanguinella…
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2017 Réserve de Jeanne, Maison Ventenac
Non conoscevo la Maison prima di avere tra le mani questa bottiglia dall’etichetta intrigante per eleganza e semplicità. Vero è che l’abito non fa il monaco, ma nel mio caso l’etichetta fa la sua parte nella personale scala di valori con la quale scelgo i vini da assaggiare; sono schiava delle convenzioni estetiche, che ci posso fare. La provenienza è dichiarata in etichetta, Ventenac-Cabardès, Languedoc: 60% cabernet franc, il resto tutto syrah. Il naso è dichiaratamente franc visto il vigore vegetale che viene su per le nari, qua e là un timido pepe a ricordare che c’è altro. Questo è un vino che vuole essere quotidiano con qualche velleità; la…
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2015 Kræma lotto 763, Muraje
Ho comprato questa bottiglia quasi due anni fa; l’ho tenuta da conto fintanto che ho potuto. Finalmente è arrivato il suo momento. Conosco pochissimo di questa cantina; so che si producono circa 900 bottiglie, so che le muraje sono l’espressione vernacolare che indica i muri a secco dove sono coltivati i vigneti, seguo i lavori in vigna dai social (i manichei mi perdoneranno, mi sembra l’uso migliore che possa chiedere ad Instagram), conosco la zona di produzione per i terrazzamenti ripidi e le caratteristiche geologiche, roba da primo livello corso AIS. Non ho mai frequentato quella parte del Piemonte, faccio pubblica ammenda sperando di recuperare al più presto. Nebbiolo puro.…
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2017 Irpinia Aglianico, Di Marzo
Al naso e all’assaggio questo è senz’altro un aglianico ingentilito con l’uso di botte piccola; la maturazione deve essere stata calibrata bene perché tra il tanto legno al sapore di marasca assaggiato qua e là nella batteria dei rossi, questo ha un equilibrio che mi sento di lodare. C’è polpa, è un vino pieno il sorso teso di agrume rosso, tannino che morde, forse un po’ rasposo, ma asciuga bene e lascia un bel ricordo in bocca. Interessante.
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2017 Irpina Aglianico Gioviano, Il Cancelliere
Ma senti che caratterino! Si presenta con prepotenza e non stringe la mano con distanziata reverenza, piuttosto accoglie con una pacca sulle spalle con lo stesso vigore di Canavacciuolo. Non è certamente un vino didattico mentre si offre al naso con odori poco convenzionali ed espressivi, mentre in bocca ecco una lieve rifermentazione; nonostante ciò il sorso si rivela un succo dall’equilibrio sorprendente, tutto fatto di frutta rossa, buccia di arancia sanguinella erbe officinali e grande genuinità. A fine sorso ecco che arriva ciò che ci si aspetta da un aglianico: il tannino asciuga alla grande. Molto piacevole; fa parte di quella categoria di vini non in linea ma con un…
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2017 Irpinia Aglianico Vigna Quattro Confini, Benito Ferrara
Ciliegioso e pieno, speziato tanto da aprirsi al sorso con un ingresso dolce ma le ossa sono aguzze, l’acidità spinge e il tannino si fa notare; complessivamente pieno e scorrevole, piuttosto monolitico. Ferrara spinge bene sui bianchi, più espressivi di questo aglianico da una faccia sola.
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2017 Irpinia Campi Taurasini Costa Baiano, Villa Raiano
Dei tanti assaggi fatti in mattinata, questo si smarca per i profumi di sottobosco più che di ciliegiona nera, marasca e mora matura. Annuso, riannuso e all’olfatto scovo radici e funghi, spezie dolci che si spalancano al sorso rendendolo più aggraziato l’ingresso sostenuto dalla tipica freschezza. Il tannino è espressivo, né ruvido né legnoso. In questo aglianico ci sono ricordi di cantina, di autunno, di calore domestico.
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2015 Irpinia Aglianico Hirpus, Canonico & Santoli
Di questi due ne sentiremo parlare. A partire dalla felice scelta del nome che rimane impresso facilmente nella memoria a lungo termine, perché rimanda a coppie di professionisti che hanno svalicato i confini del tempo (Santo & Johnny, Gepy & Gepy, Starsky & Hutch – potrei continuare all’infinito), questi giovani produttori hanno padronanza della materia e il vino che ci arriva in assaggio ne è la conferma. All’inizio si espone con timidezza, serve un po’ di tempo prima che si dischiuda concedendosi e quando lo fa è un’esplosione, nel senso che il naso viene colto da un certo pizzicorìo di pepe nero e brace, per poi spalancarsi in una rincorsa…
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2017 Irpinia Campi Taurasini Ion, Stefania Barbot
Campione assaggiato alla cieca; ritrovo le stesse difficoltà di espressione del vino che ha bisogno di un po’ di giri prima di esprimeri, perché l’impatto è quello di aromi non convenzionali, un po’ impuri. Il vino ha energia e stoffa per farsi notare alla grande, lo dico con la presunzione di chi, nonostante la bocca un po’ stanca, coglie tantissime sfaccettature e la tipica irruenza di chi avrà una bella maturità. Tanta polpa ad accompagnare il sorso pieno di trame fruttate, il finale è asciutto e di discreta lunghezza. A posteriore scopro che la produttrice si chiama Stefania Barbot; non la conosco, ma il cognome mi fa simpatia per certe…