Ottenuto da uve ormeasco (dolcetto) e sinceaur (antico vitigno dell’entroterra imperiese ormai quasi estinto), questo vino, a causa dell’introduzione del nuovo disciplinare di produzione dell’Ormeasco di Pornassio, non ha potuto fregiarsi della Doc Riviera Ligure di Ponente. Relegato alla condizione di “vino da tavola” questo rosso è emblematico della libertà di pensiero e d’azione di Fausto De Andreis che ha come stella polare la produzione di vini che sono una sincera espressione del territorio, stimolanti, schietti, artigianali. Il Macajolo 2014 (l’annata non presente in etichetta per ragioni burocratiche è stata desunta dal lotto di imbottigliamento) di Le Rocche del Gatto si presenta alla vista di un vivido granato con leggere…
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2014 Rohrbach cru Riesling Moldova Mănăstirea, Gitana Winery
Un grande concentrato di suggestioni mitteleuropee e rimandi tropicali questo riesling dalla Moldavia. Toni giocosi con naso di pomodori confit, zenzero e pepe bianco, albicocca e cren. Il sorso ha ricchezza e gessosità, confettura di albicocca, miele, rafano: slanciato e piccante, solare e ricchissimo. Equilibrio speciale grazie al terroir moldavo con 7,2 di acidità, 2,5 di zuccheri residui e 14% di alcol.
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2014 Malanotte del Piave Campo di Pietra, Ornella Molon
Il Consorzio Vini Venezia tutela 5 denominazioni: DOC Venezia, DOC Piave, DOC Lison-Pramaggiore, DOCG Lison e DOCG Malanotte del Piave per un totale di 47 tipologie diverse di vini. Rappresentando circa il 75% dei produttori e più dell’85% degli imbottigliatori, per più di 2.700 ettari vitati. I 2 fiori all’occhiello di questo consorzio sono le due DOCG ovviamente. L’eccellenza nel panorama enologico nazionale dicono sia il Malanotte DOCG ma io faccio fatica a capirlo. Specialmente questo 2014 di Ornella Molon. Nasce in terreni alluvionali da vigne di oltre 40 anni. Solo il 22 % fa appassimento e poi se ne sta 24 mesi in barrique di secondo e terzo passaggio…
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2014 Langhe Chardonnay Memundis, Marrone
Marrone, in quel di La Morra, è una realtà vitivinicola che affonda le radici in Langa dal lontano 1887. Pietro e Carlo i pionieri, ma è con Gian Piero, nel 1955, che si comincia a far sul serio. La quarta generazione è tutta al femminile: Valentina, Serena e Denise continuano un viaggio che guarda al passato, ma scruta costantemente un futuro di cui non si può non tener conto, perché il mondo del vino è in continua evoluzione. L’assaggio del “Memundis” 2014 mi ha sbalordito, mostre le potenzialità di alcune vigne appena fuori Alba, in Madonna di Como: terreni fortemente calcarei con elevata presenza di quarzo e strati compatti di…
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2014 Gigondas, Domaine du Cayron
Porca miseria, che bella bevuta! Parto dalla conclusione, tipo il film “Sunset Boulevard”. Per i pochi che non conoscessero la denominazione, siamo nel Rodano del sud, dove il mistral si affaccia ogni tanto a mitigare il tepore del Mediterraneo. I suoli argilloso-calcarei ricchi di scheletro mostrano delle somiglianze con il più illustre vicino, lo Châteauneuf-du-Pape. Il vitigno principe è la grenache, cui si affianca la syrah, che sul Rodano comunque va a metterci becco, e in misura minoritaria cinsault e mourvédre. L’uvaggio del vino in questione è rispettivamente 78%-14%-6%-2%, uve provenienti da piante quarantenni (non mi azzarderei mai ad accostare l’aggettivo ‘vecchio’ a un quarantenne, neanche se si parla di…
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2014 Il Mio Lambrusco, Camillo Donati
Ci sono etichette che contengono gli elementi del vino di successo, nel giro contemporaneo degli enofili. Ritrovare sulla stessa etichetta lambrusco, Camillo Donati (che ormai è una griffe affermata, tra i vini naturali) e persino l’annata minore, 2014, accende l’interesse: proprio in annate difficili quelli bravi sono in grado di provare il loro talento – che ha a che fare col lavoro di cantina, certo, ma soprattutto con la materia prima che l’annata ha comunque consegnato. E il lambrusco oggi è un vino attraente grazie a produttori così. Questo rosso ha un colore vivo e purpureo, solo un po’ scarico, la spuma è soffice e rigogliosa. Il naso avverte che…
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2014 Torgiano Rosso La Cupa, Mani di Luna
Quest’annata 2014 sarà anche stata difficile ma non finisce mai di sorprendere. Troppo spesso accade di trovarmi difronte a vini di grande intensità espressiva a dispetto di un millesimo con poca luce e tanta pioggia. Forse la regola che l’annata piccola induce ad una maggiore selezione vale davvero. Oppure dovremmo rivedere il concetto di annata piccola, o anche cancellarlo. In questo senso, La Cupa di Mani di Luna, un Torgiano Doc prodotto da uve coltivate in biologico e biodinamico, è un caso emblematico. Vino dal colore rosso rubino intenso. Sangiovese in purezza. Il naso è fruttato di frutta rossa, mirtilli, lamponi, prugna matura, ciliegia, rosa canina ma anche ginepro e…
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2014 Taurasi Borgodangelo, Borgodangelo
Accidenti che gran peccato, nel calice quello che doveva essere un buon vino è di fatto un campione con evidente terziarizzazione: il Taurasi perde polpa e ci restituisce un assaggio indebolito e molto in là con l’età percepita, come certi adulti che si ostinano a vestire usando lo stesso outfit di quando avevano vent’anni. Insomma, è un Taurasi anziano, ma siccome non lo sa (o fa finta di non saperlo), cerca di muoversi con agilità mantenendo scheletro e vena salina. Ma è tutto quello che ha.
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2014 Taurasi Horus, Canonico & Santoli
Ombroso e potente, si sente il legno da boisierie ma sotto quelle spezie c’è freschezza, polpa e salinità che rendono il sorso ben costruito, dove la frutta matura lascia un bel ricordo a fine sorso. Buon vino piacevole e ben fatto; se con il tempo i produttori riescono a gestire il rapporto con il legno, rapporto che al momento sembra essere una storia d’amore agli esordi vista l’intensità violenta dei profumi, siamo di fronte ad una cantina che è capace di produrre potenziali fuoriclasse.
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2014 Taurasi Hircinus, Regina Collis
Bisogna ammetterlo senza indugi, prendere coraggio e scriverlo a lettere cubitali: in Irpinia, aglianico e legno sono un binomio indivisibile, e non tutti hanno la mano giusta per risolvere l’equazione. In questo Hircinus, l’uso del legno è invadente come vuole lo stile della batteria, e nonostante siano passati sei anni, ancora non vuole saperne di integrarsi; nonostante ciò, il sorso è ben impostato, pieno di arancia sanguinella e spezie dolci imprigionate in una struttura tannica che morde il giusto, anzi mordicchia, senza ruggire troppo. Al netto dell’esuberanza del legno, un buon assaggio.