Per quanto reputi assurda la ricerca del momento di beva ottimale, per alcuni vini vado in deroga; è il caso dei bianchi irpini, che non bevo mai prima dei 3 / 4 anni dalla vendemmia, seguendo il consiglio di un contadino che nel 1999 vendendomi una dama da 5 litri di fiano color miele, mi disse “è meglio se lo bevete un po’ in là nel tempo”. Il Fiano 2016 di Vigne Guadagno inizia ora a spiccare il volo: il profumo elegantissimo di buccia interna di mandarino, pietra focaia, erbe selvatiche fresche e nocciola trasfigura in un sorso disegnato dall’acidità. La sua potenza (nel senso proprio, ossia capacità di liberare…
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2015 Fiano di Avellino Sant’Aniello, Vigne Guadagno
Sulle prime appare severo, a tratti grave, cupo; ma qualche minuto d’aria lo apre a richiami agrumati di scorza candita e olii essenziali, fiori di acacia ed erbe fresche che irradiano sostenuti da un tono minerale deciso, ma non invadente, di ardesia spaccata o pietra focaia. E’ un respiro cangiante, mai ripetitivo. E il sorso non tradisce: il liquido incede risoluto ma misurato, infiltrante e sapido; fruttato e vibrante. E la deglutizione dà ristoro e appaga lo spirito. Aiuto Vigne Guadagno su alcuni mercati esteri.
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2019 Fiano di Avellino Refiano, Tenuta Cavalier Pepe
Assaggiato alla cieca in una batteria ben nutrita, mi sembra un buon vino, dai profumi espressivi. Frutta tropicale e pera croccante, sale e tensione. Manca quel guizzo che ci si aspetta dal Fiano, questo è un po’ crudo ma la resa finale è piacevole; forse il tempo lo sistemerà ingentilendolo, anche se è bene ricordare che da questi vini non ci si deve aspettare gracilità e timidezza.
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2019 Fiano di Avellino Gaudium, I Capitani
In mezzo a tanti profumi tenui, esili di vini “che si devono fare”, questo colpisce e si smarca subito per l’aroma pieno e la beva pronta. Dà subito l’impressione di avere nel calice un vino che può essere goduto sin da subito. Si intuisce una complessità in divenire che si fonde con una struttura già definita. Buono, fatto di tanti agrumi bucciosi ed erbe primaverili, chiusura leggermente amarognola, intenso e con una gradevole sensazione di calore che si accomoda in bocca lasciando una persistenza discreta e definita.
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2019 Fiano di Avellino, Terre d’Aione
Uno schiaffone al naso ben assestato: bei profumi da grande fiano, energico ma con un senso, si esprime su sfumature vegetali e fruttate accompagnate da miele di castagno in sottofondo, vino pieno e profondo nonostante l’età, il cui sorso appaga facendo venir voglia di essere bevuto fino in fondo. Promette molto bene, speriamo non si perda con il tempo
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2018 Fiano di Avellino, Rocca del Principe
Bella stoffa. Ingresso morbido, ma subito si scatena l’inferno: profumi di cantina, acidità spigolosa e scariche di pietra focaia; sottile e dai soffi salmastri, frutta a polpa bianca croccante in bilico tra tropici – mangostino e zenzero- o più rassicuranti pere cotogne e pescanoce; frutta matura che non perde il guizzo acidulo. Affilato, il sorso è ritmato e incalzante. Buono.
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2018 Fiano di Avellino Bosco Satrano, Villa Raiano
L’annata 2018 ha quella polpa che manca alla successiva; proprio vero che per ogni anno che passa, il Fiano d’Avellino mette su il fisico restituendo un calice pieno e sempre più armonioso. Al primo sorso si avverte un’ acidità più controllata, un’indole meno bizzosa, che sorregge profumi di mele ed erba officinale. L’ingresso è dolce, non eccessivamente morbido, e il vino esprime una potenza in divenire che fa presagire che il meglio deve venire.
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2017 Fiano di Avellino Tognano, Rocca del Principe
La pietra focaia scoppietta appena si avvicina il calice al naso. Vino minerale, se ha senso definire minerale un vino ma signori, qui c’è tutto un mondo capace di fare la gioia di uno studioso di geologia. Vivido, spigoloso e teso, ricco di profumi tropicali ed erbacei, insomma buono e ben fatto. Nessun esercizio di stile, nessun indugio sul voler svolgere un compito di maniera; è un fiano fiero e prepotente, ha profumi schietti e riconoscibili e nonostante la batteria di assaggio impegnativa, se ne beve un po’ anche per godimento.
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2018 Fiano di Avellino, Traerte
Sproporzionato in alcol, i profumi sembrano un po’ appesantiti. In bocca l’acidità non è quella del Fiano, che ricordiamo tesa e scattante. Il frutto predominante è la pera coscia di monaca, nessuna nota erbacea o guizzi di frutta tropicale e fiori bianchi che di solito accompagnano questo vino; al posto della consueta agilità, il sorso è grasso e un po’ sciatto, lasciato andare.
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2019 Fiano di Avellino Salza Irpina, Di Meo
Sarà perché si tratta di uno dei primi assaggi della batteria, sarà perché gli assaggi che lo hanno preceduto hanno dimostrato di avere una gracilità che poco si addice al Fiano, questo si è distinto: fragrante, pieno, prossimo all’essere del tutto pronto, tridimensionale per larghezza, acidità e durata del sorso. Fiori di arancia e bergamotto, pompelmo e profumi di erbe mediterranee, il vino è brillante e definito e in bocca è un piacere.