Se fosse una persona, questo vino sarebbe senz’altro un azzimato professore universitario vecchio stile, di quelli con la giacca con le toppe di pelle, che lasciano in aula profumo di tabacco da pipa. Un vino senza dubbio severo ed elegante, duro e profondo. Vagamente mentolato, tra un frutto maturo e una presa di tabacco e un morso di cioccolato. Rigoroso, sorso pieno che appaga e ristora. Gran bel vino.
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2014 Taurasi Riserva La Loggia del Cavaliere, Tenuta Cavalier Pepe
Rispetto all’assaggio che lo precede, questa riserva impressiona per ampiezza e complessità, pur marcando lo stile del rigore. Se Opera Mia è cupo, questo vino sonda le profondità più nascoste dello spettro gusto olfattivo. La differenza sostanziale, però, la dà il tannino. Questo è il tannino del Taurasi, che graffia e asciuga lasciando un ricordo lunghissimo del sorso appena chiuso.
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2015 Irpinia Campi Taurasini Santo Stefano, Tenuta Cavalier Pepe
Incredibilmente mentolato e dal tannino grintoso senza eccessi, balsamico senza sbavature, energico e pieno di polpa di marasca e visciola accompagnata da rimandi di grafite, il sorso è fresco e ha un ritmo esuberante ma piacevolissimo e il mix di queste caratteristiche fa pensare che questo vino – bello tonico – abbia una lunga strada davanti a sé.
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2019 Fiano di Avellino Refiano, Tenuta Cavalier Pepe
Assaggiato alla cieca in una batteria ben nutrita, mi sembra un buon vino, dai profumi espressivi. Frutta tropicale e pera croccante, sale e tensione. Manca quel guizzo che ci si aspetta dal Fiano, questo è un po’ crudo ma la resa finale è piacevole; forse il tempo lo sistemerà ingentilendolo, anche se è bene ricordare che da questi vini non ci si deve aspettare gracilità e timidezza.