Da un vigneto risalente al 1967, uno degli esempi più riusciti di trebbiano toscano che cerca di inserirsi sul filone dei grandi abruzzesi, senza rinunciare al racconto del territorio toscano e chiantigiano in bianco. Colore pulsante, netto, un gorgo arancio invitante e magnetico. Note floreali estive ed elicriso, camomilla e agrumi canditi, carrube poi in bocca intensità cremosa e quasi zabaione; ritorna su frutta a polpa gialla e tracce fumè sempre sottolineate da tanta sapidità. Davvero si possono sentire echi abruzzesi ma tradotti con il calore chiantigiano , una rusticità che nasconde eleganza e preziosità, sapore e fine lunghezza.

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GORI [05/06/20] - 9/10
9/10
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un tempo, per i più giovincelli, il trebbiano toscano entrava nell’uvaggio del vino Chianti in generale. cambiato il disciplinare del Chianti Classico, il trebbiano toscano è stato utilizzato per quel famoso aborto enologico di nome GALESTRO.
per favore, lasciamo perdere il paragone “assurdo” con il vino Trebbiano d’Abruzzo (tutto un altro mondo!!!)
oggi, a mio modesto parere, bisognerebbe concentrarsi, in Toscana, SOLO sul suo appassimento (insieme alla Malvasia), al fine di ottenere una quantità sempre maggiore di eccezionale VIN SANTO DOLCE!!!
Niente a che vedere con il “presunto” vin santo da cantuccini e con quello secco (lasciamolo fare agli Spagnoli, maestri dello SHERRY)!!!
L’ UNICO esempio da seguire è il VINSANGIUSTO, prodotto SOLO in annate “DEGNE”, dalla Fattoria di SAN GIUSTO a RENTENNANO, a Monti in Chianti, frazione del Comune di Gaiole in Chianti (si).
la quantità prodotta, quando lo fanno, è molto limitata e SOLO questo vino è il PROTOTIPO e l’esempio da seguire per chi non vuole estirpare completamente le vigne di trebbiano toscano!!!
In realtà a me rimane la curiosità che in Toscana se il Trebbiano godesse di posizione belle come in Abruzzo qualche sfizio ce lo potremmo togliere, eh.
l’appassimento ok e ok anche i grandi vin santo ma alla fine della fiera quanti lo bevono?