Il Fossil Branco è prima di tutto un vino di luogo. Al gusto ci riconsegna sensazioni gustative, in particolar modo tattili, che trascrivono la trama del luogo (clima, suolo, tradizioni) in cui è nato. Come un insetto intrappolato nell’ambra o come un fossile, se si potessero gustare.
Siamo in Portogallo a 10 km dalla Costa Atlantica, dove le alte temperature sono mitigate dalla brezza marina. I paesi nei dintorni dell’azienda Vale de Capucha, hanno nomi poetici ed evocativi come Ventosa, Runa, Turcifal e la conchiglia sull’etichetta fa intuire che si tratta di un terroir estremamente vocato, intessuto di argille e calcari del kimmeridge e di quegli amabili resti marini che danno al vino il potere di sfuggire alle lenti deformanti del tempo.
Blend di arinto 50%, Fernao Pires 15% e altre varietà regionali, al naso esprime un delicato registro di fiori bianchi, limone e una lievissima speziatura, il tutto piuttosto interpenetrato e avvolto da un presagio di salinità. In bocca è fresco, cremoso, sferico e dai contorni diffusi. Seguono piccole esplosioni controllate di salinità la cui energia è dello stessa qualità impressionista dei tocchi d’arpa in un’esecuzione di Arabesque n1 di Debussy.

Largo Eng. António Batalha Reis,
2565-781, Portogallo
+351 912 302 291
Notarachille [06/12/20]
Giallo oro tenue alla vista. Al naso prova a nascondere per qualche istante la sua provenienza camuffandosi da riesling, con un approccio giocato tra la pera e il pompelmo che diventa idrocarburo prima di gettare la maschera e rivelarsi irrimediabilmente atlantico con note di gesso e conchiglie, iodio e salsedine intervallate da ricordi di albicocca e qualche fiore. Freschissimo e cremoso allo stesso tempo, leggermente pétillante in avvio, una volta in bocca si allarga consolatorio in un mix di scorza di agrumi e pera leggermente ossidata su uno sfondo netto di cherosene prima di chiudere con una lunga e infinita scia salina che ricorda l’acqua di mare. Più che l’arpa in Arabesque n1 di Debussy fa risuonare nelle orecchie e nel cuore la musica delle onde che si frangono su Cabo da Roca all’infinito.
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BENAZIZI [25/06/20] - 8.8/10
8.8/10
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NOTARACHILLE [06/12/20] - 9.2/10
9.2/10
dovevo arrivare a 75 anni, dopo 48 di assaggi per tutti i gusti e di tutti i colori, per RIDERE a CREPAPELLE, leggendo (sincere grazie!!!) il “ritratto” fatto da Tartufo Savoia del vino Fossil Brancho. sicuramente non è tutto farina del suo sacco,”vittima” inconsapevole del presunto carisma dl produttore che le ha raccontato la favola del lupo”!!!
cominciamo dal termine “tattili”, ovvero proprio del tatto. qui è come se uno sfregasse le mani sulla terra del luogo, impregnata di fossili, poi ci versasse sopra un pò di questo vino e quindi leccasse le mani, impregnate di vino e terra,
CHE SCHIFO!!!
ancor peggio se la terra contenesse al suo interno un fossile di insetto o dei resti marini!!!
roba da prendere tifo, infezioni, virus, ecc. ecc.!!!
qui mi sembra di essere di fronte a una chiromante che legge, nella sua sfera di cristallo, presagi di salinità!!!
badate bene, non di una salinità qualunque; al contrario di una salinità dotata della stessa energia impressionista che deriva dall’arpa che esegue l’Arabesque di Dèbussy!!!
qui una chiromante non basta!!!
ne occorrono almeno due, con le rispettive sfere, per farci presagire tutte queste STUPIDATE ( e non voglio essere volgare!)!!!
DULCIS IN FUNDO = qualcuno deve spiegarmi come può un vino, dotato di notevole freschezza ( necessariamente, l’acidità fissa deve essere notevole), essere anche cremoso, sferico, dai contorni diffusi!!!
la sua perfetta e oserei dire stucchevole sfericità, non potrà mai coesistere con l’alta acidità fissa!!!
non ci riuscirebbe neppure EINSTEIN!!!!
W la semplicità, alla portata anche degli…. astemi!!!
infine = quanto costa questo vino, acquistato direttamente dal produttore, portato a casa, senza pagare il trasporto, né il ricarico dell’enoteca, senza il guadagno del rappresentante e senza doverne acquistare una grande quantità.
grazie!
buongiorno Rustichini, terzo e ultimo avviso.
La ringrazio per l’immeritata attenzione prestataci. La lasciamo libero di esprimerla altrove.
Vive cordialità
Ciao Massimo, forse non conosci la degustazione geosensoriale ne’ sai che vini che provengono da suoli argillo-calcarei possono avere una consistenza setosa/cremosa pur avendo al tempo stesso una bella acidità/freschezza (anche se hai 48 anni di degustazione alla spalle). Mi sono riferita ai fossili non perché il vino sappia di fossile ma perché contiene un’impronta che rimane costante nel tempo non perché sa di terra. Non hai mai notato infine che la salinità di diversi vini si esprime in modo diverso, io l’ho paragonata all’intensità dei tocchi di un’esecuzione d’arpa di un brano di Debussy, magari tu gli avrai dato un valore numerico in termini di intensità. Punti di vista. L’unica mia perplessità è che tu il vino non l’hai mai assaggiato (presumo costi intorno ai 10 euro prezzo sorgente). Assaggialo e poi avremo qualcosa di più di cui parlare.