Ogni tanto capitano: vini che abbondano di figure retoriche, buontemponi o sovversivi della lessicologia sensoriale. Ecco, ad esempio, un mimetico plumeo-sidereo, per dire che po’ esse fèro o po’ esse piuma. Un taciturno e sapido equoreo-erbaceo, in cui ai fan di Giorgio Aurispa e Andrea Sperelli piacerà risentire l’erbal fiume silente (ma qui d’acqua salsa), che poi muta in un nordico scarno, duro e vitreo, allitterandosi in un ossianico ossuto ossidianico. Squisitamente salino e amarulento, divaga qua e là in trini e organze, arancia rossa e ribes, tabacco e pietra focaia. Bocca fendente, energica. Mi arrendo. Gli dovrei appioppare l’ekaton per lo stalemate che concede, lui, a me, povero stale mate. Non glielo do perché ho pur bevuto di meglio, seppur mai nulla così.

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Barbato [13/05/20]
Bevuto qualche anno fa, ne ho un ricordo molto vivo a causa di una vena acida che lo percorreva che non aveva eguali (nè li ha avuti in seguito, almeno finora) tra gli altri Boca della stessa cantina.
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GIANNONE [11/05/20] - 9.3/10
9.3/10
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SANTORO [12/05/20] - 9.3/10
9.3/10
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BARBATO [02/12/18] - 9.3/10
9.3/10