Questo assaggio non è imparziale. Non può esserlo quando conosci chi ha messo le mani nel vino che stai bevendo. Se poi la persona in questione è un caro amico, oltre che un bravo vignaiolo, non puoi far altro che constatare quanto quel calice che hai sotto il naso gli somigli.
Marco Barroero è un giusto, uno di quelli che le mani nella terra e nei rovi le infila davvero. E questa terra e tutti i suoi solchi si ritrovano nei vini ondulati anche da fermi, franchi, sinceri, intensi: buoni. Eppure, in questo Chardonnay nato a cavallo tra le Langhe cuneesi e astigiane avverto un carattere che oltrepassa le Alpi, verso ovest.
Il sorso mi fa conoscere un lato nuovo di Marco: sì, sento il sole e il sale della sua terra – il colore è pieno, dorato, lucente, il naso è ampio, carico di frutta matura e secca, di fiori di campo, di erbe dell’orto e non ha nulla di esotico – ma in bocca c’è anche una delicatezza del tutto inaspettata. È aria d’Oltralpe e profumo del Mediterraneo, è “mineralité pungenté francesé” e nocciola tonda gentile delle Langhe, mentre in bocca velluto e note piccanti se la giocano tra carezze e pizzicotti, un po’ come tra italiani e francesi.
Questo assaggio non è imparziale, ma mi ha ricordato quant’è bello farsi sorprendere dalle persone, come dai vini.

Via Bosco, 17
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FRANZON [21/04/20] - 9/10
9/10