Approccio naturale e biodinamico. Questo vino è un blend dell’immancabile ottonese (70%) unito a trebbiano (20%) e moscato (10%) passati in pressa diretta e vinificati in vetroresina.Di colore giallo dorato, si muove agilmente nel bicchiere, con un naso che alterna il sentore agrumato a quello aromatico del moscato.In bocca si ritrova la golosa freschezza del cedro a supporto di una beva che invita a raddoppiare ogni volta il sorso. Chiude su scorza di pompelmo.
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2017 Fol Z Ezio Cerruti
Il moscato bianco in versione secca nella sua massima espressione. Al naso immediatamente note fresche di menta, salvia e floreali di sambuco. Si riconosce la matrice aromatica del vitigno ma non ruffiana come al solito, in questo vino si esprime poco per volta con disponibilità, ma non immediatezza (un po’ come Ezio). Questo moscato in bocca esprime tutta la sua godibilità, grazie alle note saline ed all’acidità che permettono una beva semplice e piacevole, senza che mai l’aromatica ne appesantisca la beva. In versione Z, cioè senza solfiti aggiunti, il Fol perde un po’ di definizione nel frutto, ma guadagna in bevibilità ed in digeribilità, concetti fondamentali per i miei…
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2010 Spumante Metodo Classico Dolce, Erpacrife
I miei primi assaggi di moscato: le dita immerse nel bicchiere del nonno a Natale, a Canelli. Lo stesso bicchiere usato dall’antipasto al caffè con tracce di barbera autoprodotta, acqua frizzante e mozziconi di sigaretta, infine riempito del moscato più gramo (mi si perdoni il piemontesismo) tra quelli in commercio nella provincia di Asti. Tra i miei recenti assaggi di moscato: il Metodo Classico di Erpacrife. Niente sentimentalismi. Per una volta i ricordi vanno lasciati da parte, perché da canellese posso affermare che il moscato cattivo esiste (con o senza l’ausilio del bicchiere del nonno). Eppure, da quella stessa uva così bistrattata, strattonata e infine snobbata, si possono creare capolavori che…
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2013 Moscato d’Autunno, Paolo Saracco
Pensi di aver aspettato troppo quando al naso lo senti molto cazzimma, molto caratteraccio: non pulito, da subito, ci mette un po’ a scrollarsi di dosso quell’attacco respingente. Esce fuori la nota butirrosa, come di pasticceria stanca – tipo quando abbandoni un bignè in frigo sei giorni e ti chiedi: sarà ancora buono? Sì e no, dipende: quella dolcezza, appunto, anche se è stanca, si fa ancora mandare giù – oppure sei tu che sei goloso, e ti va bene tutto, ci trovi una nuance struggente, come di lime e di burro, come un lemon curd che, again, hai dimenticato in fondo al frigo (che distratto). Oh, io lo mando…
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2017 Moscato d’Asti Filari corti, Carussin
Il Filari Corti di Bruna, è un mosto d’uva parzialmente fermentato di moscato da sette gradi alcol. Capita spesso che il moscato venga snobbato. La sua facile lettura, l’immediata disponibilità, sembra indisporre i degustatori “tafazzi” intenti a lavorare di mente con acidità e tannini. Sono uno di quelli, sia chiaro, ma arriva sempre il momento per lasciarsi andare al piacere primordiale della dolcezza e alla spensieratezza. Vino gioioso che si concede da subito con i suoi aromi fruttati di agrume candito, confettura di albicocca, fiori bianchi, salvia e un sentore di eucalipto che dona freschezza elevando gli aromi. In bocca la bollicina è delicata, soffice. L’attacco di bocca è dolce…
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2018 Piemonte Moscato d’Autunno, Paolo Saracco
Come lui pochi, pochissimi. La dolcezza che è la sua essenza non gli preclude la complessità, largheggia al naso su riconoscimenti di salvia e rose, in bocca scrocchia acidulo. Adesso notevole, col tempo grandioso.