Il motto aziendale di Coroncino, ‘ndo arivo metto n’segno, non sta a significare (come credevo) che lascio un segno del mio passaggio. In realtà è assai meno roboante, e vuol dire “faccio quel che riesco”, all’incirca: arrivo fino a un certo punto, e lì mi fermo – metto un segno, quindi. Peraltro l’interpretazione autentica la trovate in questa chiacchierata col produttore, su YouTube. È un altro modo creativo di definire la naturalità della vinificazione, in questa azienda – quindi sì, parliamo di vini alquanto naturali.
Questo Verdicchio mi piace enormemente e mi spiazza. Bello già al colore, pieno e carico, il naso straborda e trionfa, tra erbe aromatiche e frutta – c’è quella a pasta bianca ben matura e ci sono gli agrumi, si riconosce un qualche tipo di frutto transgenico inesistente, chessò, immaginate un incrocio tra la banana e il mandarino – come lo chiameresti? Banarino, mandarama, vabbè. Davvero intenso e avvolgente. In bocca il taglio acido e salato è ammansito dall’alcol, che è un po’ tanto, ma l’effetto di morbidezza glicerinosa rende la bevuta più che appagante, direi saziante. Vinone poliedrico, complesso, e ugualmente di vigorosa bevibilità.

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SARTORE [12/02/2021] - 9/10
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