“Il vino, espressione del territorio, segno chiaro di una cultura del lavoro dell’uomo e di una terra da sempre vocata alla viticoltura”. Con questa bella e significativa frase Massimo Clerico, titolare dell’omonima realtà in Biella, mette subito in chiaro il suo legame con l’Alto Piemonte, distretto vitivinicolo che sta attirando a sé sempre più interesse da parte del grande pubblico, anche al di fuori dello stivale. La sua è una delle tre aziende che vengono inizialmente iscritte al relativo albo Lessona DOC, la stessa è stata istituita nel 1977. Nebbiolo 97%, vespolina 3%, tre anni di affinamento in botti ovali di rovere di Slavonia e un periodo in bottiglia prima della vendita. Granato caldo, lievi riflessi rubino sull’unghia, ottima concentrazione. L’annata 2016, stupenda in zona, ma non solo, parte quasi in sordina, piuttosto timida e inizialmente sussurrata, ma ha solo bisogno di opportuna ossigenazione per rivelare tutto il suo stato di grazia. In sequenza: erbe officinali (china e rabarbaro), spezie fini, l’ agrume è stimolante e sa di pompelmo rosa, una fragranza fruttata dolce di fragolina di bosco e ribes; chiude una netta sensazione iodata e salmastra data dal particolarissimo terreno sabbioso d’origine marina, le famose sabbie plioceniche, dove viene allevato il nebbiolo (anche chiamato spanna) a Lessona. Un naso in continua evoluzione, evolve magistralmente a distanza di ore, anche riassaggiato il giorno successivo. Ciò che rapisce letteralmente è il sorso agile, scattante, mai privo di materia e densità gustativa, la freschezza legge magistralmente l’annata ed anticipa una scia sapida ragguardevole data dai suoli di Lessona, che posseggono un ph d’acidità tra i più bassi al mondo (4.7). Lunga persistenza, un vino che è solo all’inizio della sua lunga carriera. Bravo Massimo, davvero. Abbinato ad uno stracotto di cinghiale con funghi cardoncelli sa il fatto suo.
Foto di Danila Atzeni

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LI CALZI [5/01/21] - 9.2/10
9.2/10