Quelli che fanno le classifiche, se ci fosse un podio dei Rossese di Dolceacqua, dovrebbero mettere questa etichetta da qualche parte. Al primo posto? Al secondo? Già lo dissi, scusate l’autocitazione, comunque andrebbe su qualche podio, con una bella medaglia che dica una volta per sempre che qui si fa l’eccellenza per questa denominazione.
O forse no. Forse se hai solo un ettaro da quelle parti, e da mezzo secolo fai un rosso adorato dai pochi che hanno la fortuna di trovarlo, probabilmente le fanfare non ti servono. Forse è meglio stare nascosti, che tanto di questo Rossese ce n’è sempre poco o niente. Questo 2017 è come sempre lui: ombroso e ligustico, si concede appena, poi quando si apre è squillante. Colore scarico e lucente, naso marino, salmastro, tipo olive in salamoia – usa dire iodato per questa verve mediterranea. In bocca è saettante, elettrico proprio, ha una sua schietta eleganza direi contadina. Come nei Rossese migliori c’è il pepe, le spezie, la frutta è accennata, ma soprattutto c’è quella finezza unica, indimenticabile.

Via Monsignor Giuseppe Laura, 2
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SARTORE - 25/11/20 - 9.1/10
9.1/10