Le mitiche diots de Savoie, cucinate a mestiere in piena tradizione savoiarda, impongono un buon vino, sia per la cottura che per la tavola. Non potevo scegliere che questo: jacquère in purezza, antichissimo vitigno allevato in zona che ha un fascino austero ed al contempo attuale. Vinificato in solo acciaio risulta leggiadro, arioso, pimpante; stuzzica il naso con il suo agrume dolce che sa di mandarino e lime, ma anche tiglio, acacia ed un soffio balsamico a chiudere. In bocca è slanciato, teso, vibrante, il finale mostra tutta la dolcezza del frutto. Un vino che a tavola è pericoloso quanto un gatto dentro ad una credenza che contiene bicchieri di cristallo.

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LI CALZI [22/09/20] - 8.7/10
8.7/10
8.7/10
Ma veramente parliamo del Club des Sommeliers, la marca commerciale/private label venduta presso i Casino, cioè la grande distribuzione francese?
La Savoia ha fatto passi da gigante negli ultimi anni per affrancarsi dell’immagine dei vini da bere in rifugio in accompagnamento alle specialità culinarie locali….
evidentemente c’è ancora molta strada da fare se un appassionato italiano decide di recensire questo vino.
Club des Sommeliers è un brand che seguo da tanti anni, rappresenta, in occasioni come questa, (situazione di vacanza spensierata al mare) un ottimo rapporto qualità prezzo, infatti il mio punteggio è adeguato alla qualità del vino. Assaggiate parecchie altre etichette del marchio e sono più o meno tutte ben fatte; questa l’ho trovata particolarmente centrata: corrispondenza al vitigno, territorio, freschezza, media profondità, un ottima beva, a tratti compulsiva, abbinamento col piatto ben riuscito. Ho assaggiato anche tante altre aziende in Savoia, molte migliori, molte peggiori. La invito ad assaggiare questa bottiglia nello specifico e farmi sapere cosa ne pensa. Il mondo del vino è molto articolato e oggigiorno si possono trovare ottimi vini anche in tante realtà della gdo, non tutte, questo è un concetto piuttosto insindacabile ormai, poi in Francia è così da molto più tempo, mi creda. A presto.
La ringrazio della risposta. Conosco molto bene la Francia, ci vado tutti gli anni.
Non discuto il punteggio o il suo gusto, in fondo, come si dice “chi si accontenta gode” e non ci litigheremo quella bottiglia di certo.
Faccio però notare che la Revue Vins de France, ad esempio, non si azzarda a recensire questi vini. Cosi come le nostre guide non recensiscono i chianti da 2,99 € dell’Autogrill.
Ma è anche vero che esistono guide in Italia, e in tutto il mondo (anche in Francia), che premiano il rapporto qualità prezzo, dalle 6 alle 10 euro, la fascia di quest’etichetta, le assicuro che questo vino non costa 2.99 e non è certo da Autogrill, è buono, molto più che “accontentarsi”, altrimenti avrei dato 80-82 punti. Comunque lo provi alla prima occasione, così avremo davvero un confronto significativo, è interessante per me scambiare pareri, altrimenti non scriverei. No, davvero, io non “litigo” mai per il vino, non mi passa nemmeno per la testa.
io invece litigo volentieri. La scelta dei vini da recensire per Intralcio non deriva dal prezzo, dalla distribuzione, dalla presenza o meno su guide o riviste, ma solo dall’insindacabile, personale e responsabile giudizio dell’autore che decide di farne una scheda. Grazie