La vigna fu piantata a pinot nero nel 1947, su un terreno gessoso in profondità. Il vino che ne deriva fermenta in legno per poi riposare 60 mesi sui lieviti prima della sboccatura, che in questo caso è del luglio 2013. Dosaggio minimo, di 2 grammi per litro.
Terza e con ogni probabilità ultima bottiglia che bevo di questo lotto (le ho finite e il prezzo odierno di quelle più recenti richiede un mutuo). La prima, nel 2015, è un ricordo di finezza e sapidità. Adesso è un altro vino e il colore, giallo carico che vira ad un oro con bagliori quasi rosati, preannuncia quella maturità che a me negli champagne piace sempre. Al naso è privo delle note fungine tipiche di molti champagne dimenticati in cantina. Ci sono invece quelle agrumate, rappresentate da bergamotto fresco ed arricchite da insinuanti profumi di brioche e crema pasticcera. Sbuffi di menta ad ingentilire con un finale come di pesca alla brace. Il sorso ha conservato freschezza e sapidità gessosa (che ve lo dico a fare). Rispetto ai miei ricordi si è allargato, arrotondandosi, con una scia acido-sapida che procede senza fretta né strappi, mantenendo una direzione che però ha perso un po’ in precisione. D’altra parte, si sa, la differenza tra uno champagne giovane, appena sboccato, e uno champagne maturo è che lo champagne maturo è più maturo.

15 Rue de Trepail
51150 – Ambonnay, Francia
+33 3 26 57 00 70
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BARBATO [30/08/20] - 8.9/10
8.9/10
Non sono familiare con la sua taratura di voti, ma per me questo champagne dopo qualche anno di affinamento in bottiglia rasenta quasi la perfezione. Ne ho bevuti diversi, 1 deg. 2017, 4 deg.2016 e uno deg. 2006. Nella mia personalissima classifica degli champagne è secondo solo ai mostri sacri (leggasi Krug88).
Buon giorno, Davide. Capisco il problema per cui la ringrazio del quesito. La mia scala di valutazione è diversa da quella AIS, che pure conosco molto bene, sopratutto perché copre un range più ampio di punteggio. D’altra parte non mi pare che 8.9 sia in ogni caso un voto penalizzante. Personalmente non credo nella perfezione, né nel vino né in altri campi, ma nella spinta al suo raggiungimento [Moby Dick rules], cosa che nello champagne ritengo fondamentale. Les Crayères è uno dei miei preferiti in assoluto: quello citato nella recensione e bevuto nel 2015 per me valeva un buon 9.7. Tuttavia qui ho descritto e valutato la bottiglia che ho bevuto nel momento in cui la ho bevuta e che per quanto scritto è risultata per me lievemente carente in alcuni punti. Naturalmente si tratta di una mia valutazione soggettiva e, inoltre, esiste la possibilità che, se la avessi tenuta ancora in cantina, fra qualche anno avrei potuto bere un vino abbondantemente della Madonna.