Bella la bottiglia (da 0,5 litri), bella l’etichetta, bello il liquido che contiene. Granazza (da non pronunciare vernaccia) lungamente macerata per dare vita a un vino che sa di miele di cardo, di timo, di nocciola, di caramello e di arancia amara. La bucciosità buona non nasconde il vitigno di origine e aiuta a modulare in ampiezza un sorso caldo. L’impatto con il palato è deciso, condotto dall’alcol, tutt’altro che concessivo. In bocca si acquieta, con misurata freschezza, grazie sopratutto a una mineralità pietrosa che bilancia e prolunga il gusto. Mi è sembrato che perdesse un po’ di coesione scaldandosi nel calice: molto meglio berlo intorno ai dodici gradi, qualunque cosa pensino al riguardo i talebani del maceratesimo confessionale.
Piero Sanna è operativo a Mamoiada, dove lavora rispettosamente in manuale tre ettari di vigneto, solo dal 2016 eppure temo che a breve saranno in troppi a cercare i suoi vini. Già ora non si trovano facilmente. Ne produce tre (con un paio di varianti per il cannonau), ognuno dedicato a una diversa figura fiabesca e per nulla rassicurante della tradizione sarda. Maria Abbranca è la vecchina che vive in fondo al pozzo e che trascina giù con sé i bambini che si sporgono troppo. Fate attenzione.

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BARBATO [18/08/20] - 8.8/10
8.8/10