Nel panorama jurassiano sono svariate le scoperte di nuove e piccole realtà che negli anni sono salite alle luci della ribalta, molte delle quali fedeli ad una filosofia produttiva a me molto cara. Eccone un esempio: i coniugi Wicky sono biologici dal 2010, utilizzano decotti di erbe spontanee in vigna, non impiegano coadiuvanti e l’aggiunta di solfiti è prevista solo in alcune annate e in alcune cuvée. Un assaggio di qualche tempo fa mi convinse a portarne a casa un paio di bottiglie, il Clos de Jerminy ed il giocoso vino in foto (senza solfiti aggiunti), entrambi da uve chardonnay.
Ho però questo tarlo nella testa: perché alcuni produttori naturali in Jura interpretano i Pet Nat in versione abboccata? Mi è successo con i prodotti di Bornard, con quelli di Les Bottes Rouges ed ora con quelli di Christelle e Gilles. In tutti certo non manca la sapidità tipica dei vini di questo meraviglioso territorio, ma incastrata in un succo con evidente residuo zuccherino che, a mio gusto, ne neutralizza la verve. Anche in questo caso la dolcezza è perfettamente integrata in una bolla soffice, e supportata da una freschezza accomodante. Il vino non ha imprecisioni stilistiche e non cede in nessuna fase della deglutizione, ha polpa, consistenza e lascia un buon ricordo di sé. Se solo avesse qualche grammo di zucchero in meno…

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TORTORA [10/07/20] - 8.1/10
8.1/10
Pochi grammi residui possono compiacere molti palati… sempre che l’esperienza dei cantinieri escluda un residuo in realtà non desiderato all’origine…
Certo era questa la domanda che mi ponevo. Capire se è una scelta dei produttori (non essendo problematico culturalemente in quella zona bere vini con residuo zuccherino) o semplicemente bottiglie in cui non si è svolta l’alcolica totalmente. Il discorso esula dal fatto che una bolla con lieve residuo (voluto o non) non possa essere apprezzabile.