È un Prosecco a rifermentazione naturale in bottiglia proveniente dalle colline di Colbertaldo di Vidor nel valdobbiadenese e più in particolare in quella magica parcella che è la Federa. Un anfiteatro con esposizione a sud su suolo composto di conglomerato calcareo dove le vigne sono letteralmente incastonate nella roccia.
Frizzante naturale, con chiusura a tappo corona, dotato di un patrimonio gustativo raffinato pur nel suo essere contadino nell’anima. Si presenta torbido nel bicchiere per la presenza dei lieviti esausti caduti nel fondo dopo la rifermentazione e non sboccato. Al naso inizialmente porta l’eredità del lievito che però svanisce subito dopo. Emergono le note più agrumate e fresche unite a quelle di erbe officinali, salvia, menta e quindi note di pera e sasso bianco. Al palato è godurioso si appoggia sulla parte salina con una bollicina cremosa per poi lasciare il ritmo ad una naturale freschezza che mette in moto il palato. Tutto è in perfetto equilibrio con gradazione bassa di 11 gradi tanto da richiamare sorsate abbondanti; è dissentante e peccaminoso, da godere fino in fondo. Unica nota dolente, una bottiglia è troppo poco.

Via Scandolera, 24, 31020 Vidor TV
info@cantinamiotto.it
Tel: +39.0423.985095
Corazzol – 13/05/20
Tra i prosecco col fondo che preferisco, il 2017 mi è parso leggermente meno convincente di altre edizioni. Tendenzialmente più fruttato che secco. Buono eh?
Boriosi – 20/05/20
Nel dubbio, ho riassaggiato due campioni diversi della stessa annata, naturalmente. A dispetto dell’anno infelice, l’ho trovato addirittura più gessoso e fresco. Quando un prosecco ha queste caratteristiche è un guaio, ché se ne beve con troppa facilità.
Corazzol – 26/05/20
Sgridato per la mia nota precedente da Mastro Giacobbo, da bravo scientista ho ripreso la boccia per una doppia valutazione: la prima appena stappato e la seconda dopo diversi giorni, perché molto rivela la base oramai prova di carbonica. Ne riemerge vino di grande livello, di salinità presentissima ma non fine a se stessa, non isolata, anzi ben integrata in un corpo del vino armonico e di sostanza e sostenuta da una freschezza più da ribes bianco, da bacche insomma, che da agrume. Nel primo assaggio del 13 maggio mi aveva schiaffeggiato l’aromaticità di questo vino, spiccata, al punto da scambiarla per cenni di morbidezza inaspettata, che non mi semplificava la beva. Confermo, in particolare appena stappato, il carattere molto espressivo ed esuberante di questa versione che esprime una aromaticità decisa, ma è errore in cui son caduto incauto, scambiarla per morbidezza, quasi dolcezza; è invece esuberanza e struttura che mi convinco porteranno questo prosecco molto lontano, lontanissimo anzi, a patto si riesca a resistere alla tentazione. Scusa Maestro!
Aiello – 02/06/2020
Come non partecipare al vino più recensito di Intralcio? Ogni anno imploro i Miotto di farne di più. Un colfondo di raro equilibrio dove rusticità significa beva assassina e finezza nelle note gessose e agrumate. Bibita per l’estate e vino della vecchiaia, vista la longevità paurosa. Non shakerare please…
-
GIACOBBO [05/05/2020] - 8.9/10
8.9/10
-
AIELLO [05/05/2020] - 8.6/10
8.6/10
-
CORAZZOL [13/05/20] - 8.4/10
8.4/10
-
BORIOSI [20/05/20] - 8.6/10
8.6/10
-
CORAZZOL [26/05/20] - 8.6/10
8.6/10
Ragazzi devo dire proprio una cosa: vi voglio bene. Ma proprio bene!
Questa cosa di far nascere una discussione intorno ad una bottiglia di Prosecco e peraltro star qui a disquisire sulle caratteristiche dell’annata, sulla zona di provenienza, beh questo mi commuove.
Perché vuol dire che in qualche modo ce l’abbiamo fatta ad uscire dal mondo del “prosecchino”, della “bollicina” e tutte queste simpatiche storielle che, in parte giustamente, talvolta sminuiscono il nostro lavoro.
Noi ci proviamo a dare identità e dignità al nostro territorio, del quale siamo innamorati e del quale conosciamo le potenzialità. E ci piace davvero riuscire a suscitarvi emozioni, oltre a placare la vostra sete straordinaria.
Per quanto riguarda il vino vi dico la mia, in modo semplice. Nel 2017 abbiamo fatto poca uva, grappoli ce n’erano pochi ma l’annata è stata molto equilibrata, con una estate comunque piuttosto calda e secca. Ne deriva una concentrazione maggiore a mio avviso del vino, più aroma e potenza, soprattutto olfattivamente, a discapito della freschezza aromatica. In bocca invece il sale è comunque tanto perciò riesce a mantenere molta vivacità. Per me il 2017 rimane un vino più figlio dell’annata che della tipicità, ma mi piace molto. Lo vedo a lungo raggio, come un 2013, con potenzialità per farci godere anche nel futuro.
Vedremo, non ci resta che aspettare e stappare!
Grazie per l’interesse alcolizzati che non siete altro! 🙂
Intralcio è qui per questo caro Andrea, grazie a te