Dopo averlo bevuto a Giovanni Scarfone di Bonavita ho detto «o li fai meno buoni, o in etichetta scrivi “crea dipendenza”». Questo rosa ha infatti nella sua estrema godibilità, e quando dico estrema intendo proprio estrema, la cifra stilistica che lo caratterizza. Non bisogna aspettarsi un vino “pettinato”, precisino, di quei rosa un po’ tecnici e un po’ tirati per il bavero. Qui c’è energia a palate, c’è una dinamica gustativa trascinante, c’è un’espressività olfattiva sorprendente. Ottenuto da vigne di Faro Superiore e Curcuraci di nerello mascalese, nerello cappuccio e nocera di diverse età (da 10 a 80 anni), macera sulle bucce per circa 12 ore e poi fermenta e affina in acciaio. La naturalità dei processi agronomici ed enologici si può avvertire nel bicchiere: il naso è molto espressivo, floreale, sottilmente minerale e appena speziato, con il tempo vira su cenni di frutta rossa acerba, tipo il ribes, ed è un invito alla beva; il sorso è materico, fresco, di galoppante profondità sapida, piacevolmente ossuto. Segna 11,5% di alcol immerso in un succo suadente, che lascia il segno. Lo ritengo un vino iconico, che racconta perfettamente quella che può essere la via italiana al rosa.

C/da Corso – Faro Superiore 98158 Messina
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Rosso [21/04/2020] - 9/10
9/10